
Fidanzati dell'inverno, la rivelazione di Dabos
Sempre più innamorata e conquistata da un genere che nel corso dei miei 24 anni è riuscito a farmi riflettere più di un romanzo d'attualità è il fantasy. Non c'è niente di meglio di una buona storia ambientata in un universo differente, spesso contornato da eventi, azioni, emozioni e persone che nella vita di tutti giorni assumono ruoli e nomi che tutti ben conosciamo. Direttamente o indirettamente il fantasy è una denuncia sociale inghirlandata dalla penna dell'autore. E qui arriviamo al libro che in questo periodo ha conquistato il mio cuore e che ho divorato in due giorni (che mi sono parsi un'eternità per il solo fatto di poter sfruttare le piene ore di un giorno per leggerlo). Christelle Dabos mi ha trascinata nel primo capitolo de L'Attraversaspecchi. Fidanzati dell'inverno. Se mi sono innamorata del gelido, magrissimo e spigoloso Thorn? Assolutamente sì. Ofelia e la sua sbadataggine mi hanno conquistata e ricordato me stessa? Certo. Ma prima di passare agli aspetti del libro che hanno immancabilmente affascinato il mio intelletto e la mia curiosità, mi sembra opportuno dedicare qualche battuta alla trama di questo primo lavoro di Dabos.
In un universo composto da ventuno arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra, vive Ofelia. Originaria dell'arca "Anima", è una ragazza timida, goffa e un po' miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un'altra arca, "Polo", molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo.(fonte: Edizioni e/o)
Fatte le dovute presentazioni con la trama di questo libro, possiamo passare ai toni che l'hanno sicuramente reso di grande attrattiva per grandi e piccini. Dai toni steampunk, Fidanzati dell'inverno è una originale, costante e minuziosa attenzione al dettaglio. Descrizioni fluide permettono una visione totale e mai noiosa del mondo in cui Ofelia si vive e quello in cui si imbatte. Sebbene lieve e ad un certo punto più marcato, il personaggio subisce una mutazione, un cambio quasi drastico del suo modo d'essere e d'esistere che le conferirà, con i perenni occhiali multicolore, un posto di imprescindibile protagonismo nel libro. Mi spiego: certo, Ofelia è la protagonista del romanzo, ma mi è già successo in un fantasy (e non solo) di trovare il protagonista certo più povero d'attrazione di quanto avrebbe dovuto e nei fantasy l'eroina o l'eroe a volte tendono a cedere il passo ad una standardizzazione del ruolo in onore di quel peccato comprensibile solo agli occhi dell'Innominato di Manzoni. Ofelia non ha questo crollo, un cliché cui non rivolge neppure lo sguardo. La solita eroina solitaria e goffa? Ne veste gli abiti perfettamente, ma mantenendo un'identità particolarmente interessante fin dalle prime pagine. Non cade mai nella banalità, si costruisce attorno al romanzo, al mondo di Anima e del Polo e mai una volta viene inghiottita dai ricami della narrazione. Ella stessa è la narrazione, sembra quasi tesserne le parole sulla carta. Come inoltre ho già accennato, sono innamorata di Thorn. Ammetto che questa storia d'amore non presenta nemmeno un contorno che possa definirsi "amoroso" né che inviti a riflettere su un momento di particolare connotazione romantica. Ci accorgiamo solo durante la lettura che il cupo e distante Thorn è in realtà meno senza cuore di quanto dia a vedere. Un uomo cresciuto e vissuto in terre fredde e aride di umanità si mostra in realtà il più sensibile alle doti degli essere umani. Devo ammettere che ho un debole per questo genere di personaggi, più mi sembrano incapaci di comunicare i propri sentimenti con il mondo e alle persone a cui tengono più si accende in me l'amore. E ovviamente cedo più che volentieri alle avances che non si rendono nemmeno conto di aver mostrato. Thorn è quindi da subito diventato il mio preferito e ho desiderato dopo ogni pagina di scoprire qualcosa in più dell'enigmatico futuro marito di Ofelia. Questa storia originale, immersa in toni illusori e in denominazioni arzigogolate è un consigliato libro per coloro che intendono accingersi a conoscere il genere. Mai pesante nella narrazione e scorrevole come un fiume antico è il genere di libro che fa riflettere e ti costringe (bonariamente, si intende) a fare i conti con i silenzi taciuti alla propria anima.
Leggere un oggetto significa dimenticare un po' se stessi per fare posto al passato di un altro, mentre attraversare gli specchi significa affrontare se stessi. Ci vuole fegato per guardarsi negli occhi, vedersi per ciò che si è, immergersi nel proprio riflesso.
Ofelia riporterà il consiglio del prozio per tutto il libro, ne farà tesoro e lo comprenderà solo nel momento in cui si troverà davanti ad una situazione che necessita un intervento della sua capacità di problem solving. Come dicevo, non è mai banale, da brava lettrice fa davvero tesoro di ciò che le viene detto, di ciò che un consiglio inatteso può portare. Vive secondo la sua visione del mondo, ma lascia agli altri la possibilità di entrare e seminare commenti, consigli e opinioni e lei semplicemente li assorbe. In qualche modo è un concetto che non mi è estraneo e ritrovarlo in Ofelia mi ha coinvolta ancora di più. Non mi aspetto che ad ogni libro un personaggio abbia qualcosa di me, mi piace confrontarmi soprattutto con personaggi che mi sono completamente estranei per carattere e azioni. Diventa un po' il superamento del mio essere bigotta, per riuscire a vedere oltre la punta del mio naso e interrogarmi sul cambiamento.
Per concludere, Ofelia sarà l'anima più interessante che potrete incontrare, oltre a Thorn, circondata dalla zia Roseline, da madama Berenilde, dalla nonna e da tutti i personaggi che compongono questo primo aspetto del Polo che incontriamo nella genesi di questa serie. E a pensarci bene, Ofelia è un po' come tutte le ragazze, anche quelle che non lo ammetteranno mai: ha voglia di scoprirsi, di coltivare le sue passioni, di vivere una vita che le calzi addosso meglio di quanto facciano i suoi desideri. Una ragazza che si riconosce nel talento di un'anima confinata di un mondo di maschere, regole subdole e crudeli constatazioni.
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